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Sono nata in un borgo che aveva l’ellittica forma di una barca, o meglio di un’arca, ma il mare non era vicino, e quando guardavo all’orizzonte il profilo dei monti che gli facevano corona, sognavo la distesa azzurra sulla quale volava ogni mio pensiero. Un’infanzia solitaria e pensierosa sempre a disegnare paesaggi immaginari che avevano come sfondo il mare. Presi il volo che ero adolescente e lasciai quell’arca fatta di mura spesse, di feste comandate, di processioni e di serate intorno al camino. Ma soprattutto fatta di desideri bisbigliati all’orecchio del tempo, nelle notti quando sentivo sibilare la voce del vento che bussava insistente all’antica porta della mia casa. La città in cui mi trasferii e nella quale ancora vivo si trova sul mare, forse è l’unico desiderio che il tempo ha esaudito abbastanza in fretta, spalancando la mia finestra sulle cento sfumature d’azzurro che avevo così intensamente immaginato. I colori hanno avvolto la mia vita in fantasie visionarie, tutto ha sempre avuto il suo colore: i sentimenti, le paure, il dolore, i desideri, i sogni. Le mille sfaccettature di cui è fatta la vita si sono tinte in modo diverso e spesso inaspettato. La sorpresa non ha sempre avuto un effetto piacevole, ma ogni volta è stata una scoperta: imparare è la cosa che mi diverte di più. La vita, man mano che apre i suoi sipari, ti insegna a sentire i colori e ti accorgi che non solo i paesaggi hanno espressività cromatica, ma anche ciò che è dentro di te ha intensità e colore. Persino ciò che sembra opaco e grigio, se lo lasci fluire fuori di te si trasforma, rivelando, sotto le sue trasparenze di nebbia, lo slancio, lo spessore, il vigore, il colore dell’energia che ci tiene in vita a dispetto di ogni destino avverso. C’è un’altra città dove ho trascorso anni importanti della mia giovinezza e che mi ha lasciato un ricordo a tinte forti che non è mai sbiadito. Venezia, città senza macchine, è una continua ispirazione: il tempo ha un passo felpato e fluisce lento e silenzioso come l’acqua dei canali dove sbocciano, in poliedrici riflessi, fluttuanti fiori di luce, specialmente la sera quando i colori si impastano con la nebbia e, sotto i lampioni, tutto ha una consistenza irreale.
Ho fatto studi letterari, amo la lettura, la musica, la poesia, mi piace scrivere, ho viaggiato, ho lavorato nel campo della comunicazione e della didattica, mi appassionano il computer e la grafica, amo sperimentare nuove forme di arte digitale. Ma sono i colori che mi hanno sempre affascinato più di ogni altra cosa. Essi danno vita ad un’ immagine componendola e scomponendola, scoprono la profondità delle sue quinte nascoste, rivelano significati che possono apparire ora intimi e poetici, ora audaci ed eversivi. Anche se il lavoro non mi ha lasciato mai abbastanza tempo per occuparmene come avrei voluto, adesso nella mia tranquilla città di mare (Ancona) ho più tempo da dedicare alla pittura. Qui puoi affacciarti dal promontorio e sentire il blu profondo non solo sulla tua testa, ma anche sotto i tuoi piedi; puoi camminare lungo il litorale di sabbia fine ascoltando il rumore lieve della risacca e goderti, specialmente dopo una tempesta, la calma limpida dell’onda placata e celeste che sfuma sull’acqua bassa. E non ti devi dimenticare di guardare al di là degli scogli quando il mare accoglie, al tramonto, lo strascico del variegato e iridescente vestito da sera con cui il cielo si accomiata dal giorno, pavoneggiandosi, prima di recarsi al suo puntuale appuntamento con la notte.
Qualche volta mi torna in mente quel piccolo borgo sulla collina (Barchi, oggi Terre Roveresche) con le case dentro le mura, strette come in un abbraccio, mentre lo sguardo spaziava sulla campagna e sui monti lontani. Mi ricordo che fantasticavo guardando le mura come fossero pareti di un’arca sulla quale mettevo, oltre ai miei animali preferiti, i sogni e le fantasie di una bambina che immaginava di andar per mare seguendo rotte guidate da luminosi arcobaleni. Oggi, di quei giorni mi rimane il profumo del gelsomino bianco che inebriava ridenti primavere, mentre rivedo davanti alla finestra mazzi di tulipani rossi raccolti nei campi, l’oro del grano maturo, l’arancio dell’autunno che sapeva di mosto, il blu e il rosato dei grappoli dai chicchi corposi e invitanti appesi ai lunghi filari di viti tra i quali mi nascondevo per godermi in pace quel gusto fresco e frizzante che aveva lo stesso sapore ingenuo della mia vita.
Moirym