TESTO CRITICO IN OCCASIONE DELLA MOSTRA INTERNAZIONALE ITALIA ARTE 2018 TORINO
L’arte dona libertà, quella sensazione di infinito che la creazione e la fantasia riescono a trasferire nella realtà, con colori e pennelli, oppure, come nel caso di Moirym, anche con la grafica digitale di cui l’autrice è attenta e scrupolosa studiosa e conoscitrice. In tale processo mentale e gestuale l’artista forma il proprio linguaggio pittorico, che si fa parola, emozione, suono, a seconda dei contrappunti tonali, del ritmo cromatico e compositivo, delle forme e dei segni tracciati sulla tela, come sullo schermo di un computer. Tecniche diverse per generi complementari, perché l’artista passa dalla matita all’olio, dall’acrilico all’acquerello alle tecniche miste con la disinvoltura del mestiere raffinato nel tempo attraverso l’osservazione dei grandi maestri, con la sperimentazione e la ricerca continua. Nella grafica subentra invece l’elemento tecnico, la potenzialità infinita dell’informatica applicata alla creatività e Moirym ne esalta le potenzialità con originalità e sensibilità poetica. Arte come linguaggio e linguaggio come arte, essendo Moirym anche cultrice della parola, spesso affiancata ai dipinti, almeno concettualmente, perché l’osmosi tra percezione, emozione, espressione diventa elemento premiante della sua cifra stilistica. Dalla visione dell’universo, della natura, dell’uomo nascono opere che riflettono l’Essere interiore e le sue palpitanti emozioni, a volte misteriose, altre più note alla razionalità che pervade ogni nostro vissuto. Nelle opere presentate, un trittico dall’impostazione astratto-informale, la pittura è resa in tutto il suo fulgore con un istinto coloristico veemente e passionale, come una narrazione dell’Io che si riflette nell’anima effimera dell’istante vissuto e in quella eterna della memoria.